giovedì 7 giugno 2012

DE VENERARI ARTES

Oggi, ma nel 1848 nasce Paul Gauguin  che è uno degli artisti più originali dell'800. forse passare da Botticelli a Gauguin è come fare un salto nel tempo e non saprer bene dove si va a finire... in effetti quest'ultimo da parte di quella corrente che potremmo definire post impressinista e la sua espressione artistica si distacca drasticamente dal realismo dei secoli precedenti... Non intendo tuttavia omettere la discussione su quegli artisti, che per altro piu' incontrano il mio gusto, dei decenni precedenti, ma solo cogliere l'occasione di omaggiare questo grande pittore nel giorno del suo "compleanno".La materia è molto estesa e seguire un ordine è decisamente vano...

Gauguin nasce a Parigi ma trascorre tutta la vita viaggiando da un continente all'altro. È un uomo senza radici proprie, ma di cultura ampia e aperta, alla continua ricerca delle radici più profonde della civiltà. Rifiuta la fiducia nel progresso dei suoi contemporanei della belle epoque e preferisce una vita semplice fondata su valori solidi ed essenziali.
Inizialmente Gauguin si accosta all'impressionismo, poi il suo stile procede verso una direzione molto originale. Il desiderio di evasione da una cultura considerata corrotta e decadente, e la ricerca di e valori incontaminati sono alla base del ''sintetismo'' gauguiniano: una pittura tutta di superficie, antinaturalistica, composta di zone piatte, senza sfumature e colori puri e brillanti accostati a contrasto, soprattutto quelli primari.
La sintesi a cui mira Gauguin è realizzata con la tecnica del cosiddetto cloisonnisme: cioè  la sua pittura a campiture ricorda le cloisons, le vetrate medievali delle cattedrali gotiche. Sono vetrate in cui le fugure si compongono di superfici chiuse da contorni netti (fili di piombo). È una tecnica che apprende da un altro pittore: il suo amico Èmile Bernard.
Altra importante fonte culturale dell'opera di Gauguin è la pittura giapponese (lui stesso colleziona stampe giapponesi), caratterizzata da un gusto raffinato e essenziale, dove spesso la linea di contorno è usata in funzione dinamico-espressiva (caratteristica colta anche da Klimt, poco più tardi). Uno degli esempi più noti che testimoniano il legame tra la pittura di Gauguin e l'arte giapponese è L'onda del 1888.
Oggi, ma nel 1848 nasce Paul Gauguin  che è uno degli artisti più originali dell'800.
Trascorre tutta la vita viaggiando da un continente all'altro. È un uomo senza radici proprie, ma di cultura ampia e aperta, alla continua ricerca delle radici più profonde della civiltà. Rifiuta la fiducia nel progresso dei suoi contemporanei della belle epoque e preferisce una vita semplice fondata su valori solidi ed essenziali.
Inizialmente Gauguin si accosta all'impressionismo, poi il suo stile procede verso una direzione molto originale. Il desiderio di evasione da una cultura considerata corrotta e decadente, e la ricerca di e valori incontaminati sono alla base del ''sintetismo'' gauguiniano: una pittura tutta di superficie, antinaturalistica, composta di zone piatte, senza sfumature e colori puri e brillanti accostati a contrasto, soprattutto quelli primari.
La sintesi a cui mira Gauguin è realizzata con la tecnica del cosiddetto cloisonnisme: cioè  la sua pittura a campiture ricorda le cloisons, le vetrate medievali delle cattedrali gotiche. Sono vetrate in cui le fugure si compongono di superfici chiuse da contorni netti (fili di piombo). È una tecnica che apprende da un altro pittore: il suo amico Èmile Bernard.
Altra importante fonte culturale dell'opera di Gauguin è la pittura giapponese (lui stesso colleziona stampe giapponesi), caratterizzata da un gusto raffinato e essenziale, dove spesso la linea di contorno è usata in funzione dinamico-espressiva (caratteristica colta anche da Klimt, poco più tardi). Uno degli esempi più noti che testimoniano il legame tra la pittura di Gauguin e l'arte giapponese è L'onda del 1888.
http://it.wahooart.com/A55A04/w.nsf/Opra/BRUE-8EWPJF


e per approfondire http://it.wikipedia.org/wiki/Paul_Gauguin 


mercoledì 6 giugno 2012

DE VENERARI ARTES

Questo straordinario pittore è nato proprio il 06/06 ed è stato uno dei più importanti artisti del Barocco.Le due opere che ho scelto, e che ho avuto il privilegio di vedere credo siano tra le più famose della sua produzione e, se posso esprimere un giudizio, “la Venere allo specchio” detto anche “la tiolette di venere”è in assoluto uno dei miei dipinti prefertiti.
Diego Rodriguez (1599-1660) è sicuramente il pittore spagnolo più influente del XVII secolo, introducendo nella penisola iberica le novità naturalistiche della pittura caravaggesca che si sta sviluppando in tutta Europa. La sua attività si svolse tutta presso la potente corte spagnola, nella quale entrò giovanissimo nel 1623, dopo un apprendistato giovanile nel quale sviluppa un’arte dai toni molto realistici. Quale pittore di corte la sua attività si incentrò prevalentemente sui ritratti, nei quali il suo istinto al realismo venne attenuato da ovvie esigenze di rappresentazione aulica. Ma la sua capacità di giocare con il tema della realtà e dell’illusionismo creato dalla pittura lo portò a creare capolavori straordinari come «Las meninas», pur partendo da un lavoro di tipo ritrattistico.
Velázquez fu molto influenzato dalla pittura italiana, la cui conoscenza ebbe modo di approfondire in due viaggi nella penisola, il primo nel 1629 e il secondo, durato due anni, nel 1649. In particolare la pittura veneziana del Cinquecento gli diede notevoli spunti per affinare le sue qualità cromatiche e di stesura pittorica, che, alla luce di quello che è avvenuto nei secoli successivi, ci appaiono oggi di una modernità straordinarie.
OPERE
Las Meninas, 1656, Museo del Prado, Madrid

Il titolo del quadro, dalla parola portoghese «menina», significa «damigelle d’onore». In realtà è questo un ritratto collettivo della famiglia del re di Spagna, Filippo IV, e di alcune persone a loro più vicine, tra cui lo stesso Velazquez. I personaggi, in base alla identificazione accertata, sono i seguenti. Partendo da sinistra, in primo piano, abbiamo innanzitutto Velazquez, quindi l’infanta Margarita, figlia dei sovrani di Spagna, circondata da due damigelle d’onore: Maria Augustina a sinistra e Isabel de Velasco sulla destra. Seguono poi due nani, Mari-Barbola e Nicolasito Pertusato, con un cane accovacciato ai loro piedi. In secondo piano, sulla destra, sono ritratti donna Marcela de Ulloa, addetta al servizio delle dame di corte, e don Diego Ruiz de Azcona, funzionario addetto all’accompagnamento delle donne di corte. Nel vano della porta appare don José Nieto Velazquez, maresciallo di palazzo. Infine, nello specchio posto sulla parete si vedono i due sovrani di Spagna, Filippo IV e sua moglie Marianna d’Austria.
L’originalità del quadro è nel ribaltamento del punto di vista: nei ritratti ciò che in genere vediamo è l’immagine dal punto di vista di chi dipinge (il pittore), in questo caso ciò che vediamo è l’immagine vista da chi è dipinto (i sovrani in posa). È come se fossero loro a realizzare il quadro e non viceversa.
In pratica se ciò avviene è per la straordinaria capacità inventiva di Velazquez, che per rendere possibile questi ribaltamenti di punti di vista ricorre sapientemente all’uso degli specchi. Innanzitutto è facile immaginare che la parete alle spalle dei due sovrani (cioè quella alle nostre spalle se fossimo nel quadro anche noi spettatori) sia occupata da un grande specchio, dove Velazquez vede riflessa appunto l’immagine che sta componendo sulla tela che ha dinanzi (e che noi vediamo parzialmente di spalle) e che corrisponde proprio al quadro che stiamo ora osservando. Sulla parete in fondo, un altro specchio, incorniciato da una pesante cornice nera, ci rimanda invece la figura dei due sovrani, Filippo IV e sua moglie Marianna d’Austria.
I due sovrani stanno in posa, anche se il quadro che Velazquez sta realizzando non è il loro ritratto ma l’immagine riflessa dallo specchio alle loro spalle. I due sovrani appaiono quindi solo nello specchio di fondo, e ciò ovviamente ci dà la sensazione che sono loro i reali spettatori dell’immagine, perché chi guarda non può vedere se stesso se non come riflesso in uno specchio. Quindi appare sicuramente plausibile l’illusione che siano i due sovrani a «fare» il quadro, perché quello che vediamo corrisponde esattamente a ciò che loro vedevano quando posavano per un ritratto.
Ovviamente in tutto questo vi è una profonda componente concettuale, che porta inevitabilmente a riflettere sul ruolo dell’arte in genere e della pittura in particolare. È come un guardare «dentro» al meccanismo della pittura, per svelarne alcuni segreti che i pittori conoscono, ma forse gli altri no. Innanzitutto vi è la componente dell’ordine compositivo che distingue la rappresentazione dalla realtà. Nei quadri il pittore organizza tutto nel miglior modo possibile: sceglie un motivo, sviluppa una composizione, distribuisce i pesi con certi equilibri, e così via. In questo senso il quadro è un’astrazione dalla realtà, proprio perché può organizzare l’immagine in tutta libertà. Invece la realtà non ha lo stesso principio di ordine compositivo che sovrintende la pittura: la realtà è informe e caotica, così come in un certo senso appare anche in questo quadro di Velazquez. Le persone che noi vediamo sanno di non essere in posa e così si distribuiscono senza un ordine preciso. Non fanno gruppo, ognuno si pone lì dove capita. Anche lo spazio che è alle loro spalle non sembra il più idoneo per un quadro: non è uno sfondo omogeneo e organizzato. Da notare anche il particolare dell’uomo che compare dalla porta aperta sullo sfondo, che crea un ulteriore spazio di profondità, oltre quello della stanza in cui sono collocate le persone, che sembra un ulteriore elemento di casualità.
In pratica, con questo quadro, Velazquez crea un’opera di mirabile realismo, non solo perché è una fedele rappresentazione della realtà, ma anche perché ci aiuta a capire tutta la differenza che c’è tra l’arte (in quanto rappresentazione della realtà) e la realtà stessa. La prima è un modo, praticamente sempre, di isolare dalla realtà solo alcuni aspetti che noi preferiamo, e di aggiustarli secondo le nostre preferenze di ordine estetico o concettuale. La realtà, invece, è un continuo, caotico e informe, dove i principi dell’arte sono solo una finzione.
Ovviamente si può obiettare che la casualità della scena è solo apparente, e che anche qui l’artista ha dovuto operare delle scelte di carattere compositivo. Le due damigelle, che sono di fianco alla piccola infanta Margarita, una è in piedi l’altra è in ginocchio: sono collocate in posizione tale che non ci impediscono di vedere lo specchio e la porta aperta sulla parete di fondo. Anche le due figure sulla destra, come il pittore sulla sinistra, sono collocati in modo da non ostacolare la visione in profondità, altrimenti il mirabile gioco inscenato da Velazquez sarebbe risultato compromesso. Ma tutto ciò non fa che accentuare la sensazione che dicevamo prima: in fondo anche questo è un quadro, cioè arte, anche se riesce a farci capire un po’ di più la distanza (o la vicinanza) che c’è tra realtà e finzione.

La toilette di Venere, 1647-51, National Gallery, Londra

Il quadro è l’unico nudo che conosciamo della produzione pittorica di Velazquez. Del resto in Spagna, nazione nel corso del Seicento fortemente cattolica, di certo non era consigliabile una produzione di soggetti tendenzialmente erotici, se non si voleva finire nella maglie della terribile inquisizione spagnola. Questo quadro fu realizzato per il marchese del Carpio, e probabilmente non fu mai esposto, in quel tempo, alla pubblica visione.
In questa immagine Velazquez si rifà chiaramente ai nudi tizianeschi, del resto ben noti in Spagna, ma rispetto ai modelli ribalta la posizione della figura. La donna semidistesa non guarda verso di noi, ma ci dà le spalle. Riusciamo ad ammirarne il volto solo grazie allo specchio che l’amorino sorregge per farla specchiare.
Anche in questo caso Velazquez ricorre al gioco degli specchi per ampliare la possibilità della rappresentazione, facendoci vedere contemporaneamente ciò che è davanti e ciò che è dietro. Malizioso ed intrigante questo quadro mostra, a mio parere, la sensualità e l’eleganza della donna anche nei gesti piu’ semplici e giornalieri.